Portare l’arte contemporanea a livelli ulteriori, significa svincolarla dai parametri del contingente per poter attribuire forma e sostanza a concetti che diversamente rimarrebbero confinati alla mera idealità.
Reificare, ossia trasformare in cosa assoggettando alle coordinate del tangibile tutto ciò che non ha corpo, è esclusivo appannaggio della creazione artistica coniugabile a qualsiasi ambito (musicale, pittorico o letterario che sia) attraverso un processo unico, originale e difficilmente ripetibile.
Le risultanze estetiche rilasciate da Antonio Palmisani si possono agevolmente collocare all’interno di questa ridotta e privilegiata cerchia, ancor più se si considera che alla scelta ed alla conseguente disposizione del colore, l’artista di origini pugliesi applica procedimenti esecutorii differenti e distintivi su ogni elaborazione effettuata.
Action painting, drip painting, arte informale, concettuale ed astratta coesistono all’interno della sua linea espressiva, assai articolata sotto il profilo contenutistico, ma pur sempre pervasa da un leitmotiv in grado di condurre l’osservatore all’interno di mondi depurati da ogni riferimento contingente, dove è la forza del colore a ricoprire il ruolo di indiscusso protagonista delle sue scansioni.
È nel gesto, per mezzo del quale dispone le cromie scelte, che Palmisani articola concetti e vere e proprie visioni, tali da catturare sotto gli stilemi della più autentica immediatezza tutto ciò che è afferente all’umana condizione, per il tramite di un alfabeto tonale che tanto nel suo turgore materico, quanto nella sua essenzialità dispositiva, offre continui spunti di riflessione e di immedesimazione.
Atmosfere, sensazioni, aneliti, speranze, propensioni, attese, ricordi emergono e si sustanziano solo ed esclusivamente dando voce alla più autentica manifestazione del colore, da Palmisani inteso alla stregua di uno strumento comunicativo, capace di superare la forma, di trasfigurare la linea e di andare oltre il segno, così come ci si aspetta da chi pratica e vive l’arte nel terzo millennio.
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