Un artista dalla classificazione impossibile, ma al tempo stesso un creativo a tutto tondo è stato Aldo Mondino. A dieci anni dalla scomparsa, avvenuta a Torino il 10 marzo 2005, il suo nome comincia ad essere accostato a quello dei grandi, se per un dipinto di medio formato la quotazione si aggira intorno ai 20 mila euro, mentre per aggiudicarsi una scultura, un’installazione o un’opera importante occorre sborsare 10 volte tanto.
Nato a Torino nel 1938, ma cittadino del mondo per formazione, avendo frequentato i corsi di mosaico di Gino Severini e del suo assistente Riccardo Licata, l’Ecole du Louvre a Parigi e fatto propri i consigli dell’amico Tancredi Parmeggiani, Mondino ha saputo cogliere ed accogliere quei riferimenti espressivi considerati più confacenti al proprio pensiero.
Ha principiato con il surrealismo per poi accostarsi alla pittura concettuale ed all’arte povera, salvo poi dare vita a dei veri e propri “cicli”, tanto con la pittura quanto servendosi della materia attraverso il mosaico e la scultura, dove la danza, il sincretismo religioso, il mito dell’Africa, la tensione a voler costantemente ricercare –anche ricorrendo all’ironia– un punto d’incontro fra culti differenti e per di più fra loro opposti sono stati il filo conduttore della sua modulazione espressiva.
Affascinato dalla cultura orientale aveva presentato nel 1990 a New York la serie dei ritratti di trentasei sultani vissuti tra il 1200 e il 1920.
Avevano fatto seguito, tra le altre, le mostre alla Fondazione Mudima di Milano, a Chicago, a Ginevra, a Parigi, a Vienna, a Londra, oltre a due presenze alla Biennale di Venezia (1976 e 1993). Nel contesto orientalista rientra anche la realizzazione di tappeti sovrapposti in composizioni a parete, con colori vivaci e realizzati su eraclite, un materiale industriale utilizzato nell'edilizia, i quali sotto alcuni aspetti rimandano agli arazzi di Alighiero Boetti.
Torrone, cioccolatini, biro Bic, cioccolato fuso, vetro sono tutti ingredienti che Aldo Mondino utilizzava con eguale disinvoltura per esprimere il suo pensiero alle cui conclusioni è arrivato un po’ in anticipo sui tempi, forse proprio per quella levitas che ne ha sempre caratterizzato ogni operazione artistica, ma a cui la critica ed il mercato (questi sì spesso in ritardo) stanno riconoscendo l’effettiva caratura.