Apre oggi i battenti una mostra unica nel suo genere, organizzata e promossa dalla Fondazione Accorsi – Ometto di Torino.
Nelle eleganti sale della sua sede è infatti stata allestita “Spiritelli, Amorini, Genietti e Cherubini”, una rassegna che ripercorre in maniera a dir poco esaustiva un aspetto dell’iconografia artistica che trae le proprie radici nella mitologia romana per trovare la sua più completa forma espressiva durante i secoli XVII e XVIII, superando la mera funzione decorativa che il Rinascimento aveva conferito ai putti, facendoli assurgere molto spesso alla dignità di soggetto tout court come allegoria tanto dell’arte sacra quanto di quella profana.
Per la prima volta in Europa oggetto di una iniziativa espositiva monografica, l’esposizione raccoglie oltre sessanta (capo)lavori provenienti da collezioni pubbliche italiane e private (italiane e straniere).
Accanto ad opere di Guido Reni, Isidoro Bianchi, Bartolomeo Guidobono, Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, Francesco Cairo, Francesco Ladatte, Vittorio Amedeo Rapous, Ignazio e Filippo Collino, figurano anche pezzi di Charles Amédée Philippe Van Loo, Camillo Rusconi e di Paul Heermann.
Dipinti, sculture in terracotta, in marmo, in legno policromo, mobili, stampe, bronzi e argenti sono i materiali che danno forma e vita ai putti ospitati nella sede di via Po, 55 fino al 5 giugno 2016.
Sotto l’attenta curatela di Vittorio Natale, il percorso museale consta di sei sezioni (“Origine e diffusione del tema”, “Nelle vesti di Amore”, “Allegorie profane”, “Angioletti e cherubini”, “Giochi di putti”, “Putti e arti decorative”) che sviluppano l’argomento, in special modo sotto il profilo delle committenze sabaude e piemontesi in genere.
L’organizzazione dell’evento è stata per di più occasione per alcuni significativi recuperi di opere, individuate nei depositi di collezioni pubbliche e restituite alla fruizione espositiva, anche futura.