Al Castello di Agliè a pochi chilometri da Torino, nell’ambito dell’iniziativa Teatro a Corte promossa dal TPE (Teatro Piemonte Europa), sono andati in scena due spettacoli rispettivamente uno all’esterno e l’altro all’interno della dimora che fu abitata dal Conte Filippo d’Agliè.
Il primo, intitolato “Fileuse” ed interpretato nella sua interezza dall’acrobata Cécile Mont-Reynaud, è una metafora della vita e del tempo che passa, scandito dagli effetti sonori del compositore Wilfried Wendling e dai versi della poetessa Laurence Vielle.
La scarnificazione scenografica, costituita da una impalcatura verticale a forma circolare da cui pendono fili bianchi, altro non è che l’habitat in cui agisce la Mont-Reynaud, con movimenti ascendenti, discendenti, laterali, spiralici in grado di evocare voli, di simulare immersioni, di ricordare salite, di rappresentare cadute o provocare smarrimenti.
Di segno opposto lo spettacolo successivo: nella sala grande del Castello la musica ha contrappuntato la messa in scena allestita dalla Compagnia torinese Arkè. “Italy” è infatti il racconto attraverso le note e la danza di quelle che sono le ricchezze indiscusse del nostro Paese: l’arte, il design, la buona tavola e, ovviamente, la musica. Un viaggio coreografico dal Barocco al Rinascimento, dalla musica dei varietà della Belle Époque alle canzoni popolari (Carosone in testa) degli anni ‘50 e ‘60.