“Storia di una donna che non voleva più amare” è il titolo dell’ultima opera letteraria della scrittrice friulana Piera Rossi Celant. Poggiante su un impianto narrativo che consta di dieci brevi capitoli, il racconto si dipana a mo’ di confessione.
L’autrice ripercorre la propria vita, dagli albori della giovinezza alla contemporaneità, con l’intento (perfettamente riuscito) di elaborare uno dei più preziosi insegnamenti umani, ossia che anche dalle più profonde sofferenze possono scaturire gioie impensabili.
È la vicenda di una donna semplice, pura nella più alta accezione del termine, la quale scopre il mondo e le persone che lo popolano un po’ alla volta, attraverso sconfitte esistenziali e rivincite morali, incomprensioni familiari e riscatti professionali, sviluppata con uno stile che ricorda in certi passaggi il teatro greco, nel momento in cui affida ai versi a non alla prosa il ruolo di voce fuori campo per spiegare il divenire degli eventi, dialogando con se stessa e con la persona amata.
Questa poetica, intima confessione autobiografica, pubblicata da Alhena Editore, è illustrata in copertina da un’opera dell’artista Maria Pia Galato Fransos dal titolo e dalle fattezze tanto affascinanti quanto evocative, che già nel titolo, “Oltre l’apparenza”, si sustanzia come un’esortazione, un monito, una constatazione, per rimarcare come sia importante nei rapporti umani non fermarsi alla superficie o, peggio ancora, farsi condizionare dal pregiudizio.
Un mélange perfetto fra due forme d’arte, quella dell’immagine e quella della parola scritta, indirizzate nello specifico ad essere paradigmatiche per tutte quelle donne che potranno rinvenire nel volume tanti punti di comunanza, così come per quegli uomini che nella conoscenza dell’universo femminile vorranno andare “oltre l’apparenza”.
Piera Rossi Celant: “Storia di una donna che non voleva più amare”, Alhena Editore, Collana “Diomede”, 2016, pp.56, ISBN 978-88-941984-09.